Abstract/Sommario: Il sacro quotidiano, minuscolo, persino minimo. Il sacro dei nostri corpi che si incrociano, e si incastrano, e si allontanano, quaggiù sulla terra. «La poesia di Arminio nasce tutta nel qui dei corpi e della geografia. In questo libro la sua scrittura commossa e spaventata evoca un possibile altrove che, riuscendo impossibile, viene tirato giù in un realissimo qui, costretto a svelarsi e adattarsi nelle pieghe di queste nitide immagini avvolte da un'umile bellezza. Sacro è per definiz ...; [Leggi tutto...]
Il sacro quotidiano, minuscolo, persino minimo. Il sacro dei nostri corpi che si incrociano, e si incastrano, e si allontanano, quaggiù sulla terra. «La poesia di Arminio nasce tutta nel qui dei corpi e della geografia. In questo libro la sua scrittura commossa e spaventata evoca un possibile altrove che, riuscendo impossibile, viene tirato giù in un realissimo qui, costretto a svelarsi e adattarsi nelle pieghe di queste nitide immagini avvolte da un'umile bellezza. Sacro è per definizione ciò che ha importanza suprema per un suo misterioso legame con il trascendente. Non potendo vedere ciò che non esiste, Arminio ha costruito con Sacro minore un calibrato e assai originale breviario poetico con l'intento struggente di affermare il sacro unicamente con quello che c'è intorno a noi: un filo d'erba, una lumaca, una radiografia. Così dicendoci che non solo è possibile ripensare il sacro, ma anche imparare a pregare nuovamente. Perché per Arminio la poesia è anzitutto questo: pregare». (Fonte: editore)
Abstract/Sommario: «Qualcuno è bravo con i nomi sa un nome per tutte le cose». Chandra Livia Candiani invece i nomi li confonde, li centrifuga, li riassegna dandogli piú forza. Essere in una stessa poesia cammello, seme di una mela, cane, fiamma e altre cose è rinominare il mondo con un'altra logica. La forte metaforicità di questa poetessa è tutt'uno con la ricerca di fermare in linguaggio il flusso incessante di sensazioni contrastanti ed entità che la attraversano, che ci attraversano. Se nell'atto de ...; [Leggi tutto...]
«Qualcuno è bravo con i nomi sa un nome per tutte le cose». Chandra Livia Candiani invece i nomi li confonde, li centrifuga, li riassegna dandogli piú forza. Essere in una stessa poesia cammello, seme di una mela, cane, fiamma e altre cose è rinominare il mondo con un'altra logica. La forte metaforicità di questa poetessa è tutt'uno con la ricerca di fermare in linguaggio il flusso incessante di sensazioni contrastanti ed entità che la attraversano, che ci attraversano. Se nell'atto del camminare dice di essere per metà uccello e per metà albero, non è solo un'analisi precisa della natura umana che tende contemporaneamente a staccarsi da terra e ad ancorarsi ad essa. Non è una semplice iperbole. È la condivisione della natura di uccello e di albero, che stanno dentro quella umana, perché tutte stanno insieme in un'«orchestra del mondo», fatta «di gridi e canti bisbigli e strepiti». Non sempre in perfetta armonia. I versi di Chandra, le sue parole, le sue metafore, vengono da quella partitura.
Abstract/Sommario: Usciamo a fare quattro passi? Una passeggiata vicino a casa, un giretto insieme. Quattro passi, spingendo un passeggino. Un viaggio lento attraverso luoghi vicini e abituali, ma non per questo privi di fascino, soprattutto agli occhi dei bambini piccoli, così attenti ai dettagli. Ed è proprio grazie al ritmo rilassato della passeggiata che gli occhi riescono a notare somiglianze e differenze tra gli elementi del paesaggio urbano. Maniglie, lampioni, panchine, cortecce, fiori e foglie.. ...; [Leggi tutto...]
Usciamo a fare quattro passi? Una passeggiata vicino a casa, un giretto insieme. Quattro passi, spingendo un passeggino. Un viaggio lento attraverso luoghi vicini e abituali, ma non per questo privi di fascino, soprattutto agli occhi dei bambini piccoli, così attenti ai dettagli. Ed è proprio grazie al ritmo rilassato della passeggiata che gli occhi riescono a notare somiglianze e differenze tra gli elementi del paesaggio urbano. Maniglie, lampioni, panchine, cortecce, fiori e foglie... Una raccolta di dettagli fotografici, accompagnati da piccole e giocose poesie in rima, per celebrare il mondo che si ammira ad altezza di bambino.
Abstract/Sommario: Il libro di Anna Maria Carpi, che raccoglie poesie già pubblicate e inedite, si sviluppa intorno a un io concreto, quasi un autoritratto. Ma lo stile ha ben poco a che fare con la tradizione lirica: è narrativo con una spiccata vena teatrale, è ironico-scanzonato costruito su un linguaggio colloquiale, le parti meditative non sono quasi mai in forma assertiva, ma piuttosto interrogativa. Il cuore del libro è forse nel poemetto La carne è un altro: un uomo è appena morto e, tra la crona ...; [Leggi tutto...]
Il libro di Anna Maria Carpi, che raccoglie poesie già pubblicate e inedite, si sviluppa intorno a un io concreto, quasi un autoritratto. Ma lo stile ha ben poco a che fare con la tradizione lirica: è narrativo con una spiccata vena teatrale, è ironico-scanzonato costruito su un linguaggio colloquiale, le parti meditative non sono quasi mai in forma assertiva, ma piuttosto interrogativa. Il cuore del libro è forse nel poemetto La carne è un altro: un uomo è appena morto e, tra la cronaca di quel che succede intorno al suo corpo e impossibili ipotesi di un aldilà, si raggrumano i ricordi intorno a quella vita finita. In un'altra poesia lunga viene rievocato il momento della morte dei genitori, e poi le sepolture di tutti i gatti avuti nella vita. E altri percorsi cimiteriali costellano la raccolta. Eppure in queste poesie la tristezza non alberga. Il piccolo teatro personale e la grande letteratura (dagli scrittori russi a Gottfried Benn, a Celan...) spostano sempre il piano della realtà e dell'ineluttabile un po' più in là, in un mondo in cui le rivendicazioni affettive, le contraddizioni esistenziali, le comuni vicende dell'invecchiare (nella sezione «Non c'è più tempo») sono trasformate in qualcos'altro, in una storia fantastica, forse in un sogno, sicuramente nel rifiuto di ogni maturità che non sia stilistica.