Abstract/Sommario: Un'urna riposa solitaria in una tomba vuota, nella zona del cimitero ebraico destinata ai suicidi e ai casi ambigui. Elena avrebbe desiderato che le sue ceneri fossero sparse nella Mosella, il fiume che amava. Ma la famiglia non ha rispettato la sua volontà e la nipote, a distanza di anni, capisce che in quel mistero c'è un nodo da sciogliere, un conto in sospeso con la memoria. Nata in una famiglia di esuli russi che l'avevano lasciata a balia in Francia nei primi anni di vita, Elena ...; [Leggi tutto...]
Un'urna riposa solitaria in una tomba vuota, nella zona del cimitero ebraico destinata ai suicidi e ai casi ambigui. Elena avrebbe desiderato che le sue ceneri fossero sparse nella Mosella, il fiume che amava. Ma la famiglia non ha rispettato la sua volontà e la nipote, a distanza di anni, capisce che in quel mistero c'è un nodo da sciogliere, un conto in sospeso con la memoria. Nata in una famiglia di esuli russi che l'avevano lasciata a balia in Francia nei primi anni di vita, Elena era cresciuta ribelle e anticonformista, dispotica e generosa, amante dei gatti e delle tradizioni. Per ricomporre le tante facce della sua identità, la nipote deve ripercorrere il cammino dei Dresner, le tappe di una integrazione di successo in Italia: le amicizie con il sionismo nascente dei Rosselli e dei Sereni ma poi perfino con Mussolini, la scalata del Credito Italiano. Quando nel 1938, con le leggi razziali, i Dresner sono costretti di nuovo all'esilio, Elena, l'elemento emotivo, sensuale e vitale, dannoso per una famiglia che considera i sentimenti un lusso inutile, viene di nuovo abbandonata, proprio nel momento in cui il fascismo sta mostrando il suo volto più feroce. La scrittura riempie la tomba vuota, restituisce fisicità e verosimiglianza a un fantasma, narrando una storia che attraversa l'Europa del Novecento ma è tutta italiana.
Abstract/Sommario: «Il mio mentore e maestro Amos Oz affermava che per scrivere un libro devono essersi avverate due condizioni: un'infanzia difficile e una nonna che racconta le storie. Quelle due condizioni in me si sono realizzate». La scrittrice quarantenne Alexandra siede in una stanza di fronte alla bellezza senza tempo delle colline di Gerusalemme. Ha deciso di scrivere la storia della sua famiglia prendendo ispirazione dalla casa avita, oggi trasformata in residenza per artisti. Un luogo che fa t ...; [Leggi tutto...]
«Il mio mentore e maestro Amos Oz affermava che per scrivere un libro devono essersi avverate due condizioni: un'infanzia difficile e una nonna che racconta le storie. Quelle due condizioni in me si sono realizzate». La scrittrice quarantenne Alexandra siede in una stanza di fronte alla bellezza senza tempo delle colline di Gerusalemme. Ha deciso di scrivere la storia della sua famiglia prendendo ispirazione dalla casa avita, oggi trasformata in residenza per artisti. Un luogo che fa tornare a galla le memorie delle sue antenate. Già, perché la famiglia di Alexandra è quasi esclusivamente composta da donne, donne che hanno dovuto imparare a cavarsela da sole. Tutto comincia il giorno in cui la bellissima bisnonna Victoria, a quattro anni, viene scelta dal console inglese a Gerusalemme per porgere un mazzo di fiori al principe d'Inghilterra in visita in Terra Santa: un episodio cruciale, che cambierà il destino della famiglia. Dall'epoca ottomana fino al Novecento inoltrato, passando per la Londra vittoriana, si snodano così le vicende di Gershon e Shoshana, i genitori di Victoria, di Victoria stessa, di sua figlia Edwarda e infine di Abigail, madre di Alexandra, che soltanto alla fine farà alla figlia un'importante rivelazione.